“Quattro erano i tre Re Magi”, recita un’antica formula. E allora perché il In scena tre corpi nudi - o meglio in biancheria intima - volutamente messi in evidenza: masse corporee vive e non censurate, vere, oneste e ben diverse da quelle che ancora oggi siamo abituati a vedere in mostra sui giornali, su internet, in televisione. Tre donne non più giovani ma non ancora vecchie, certamente non perfette. Ma belle. Perché autentiche. E disposte, in uno show surreale, a offrirsi al pubblico per quello che sono, corpi senza casa né spazio, sfrattate dal proprio io, lanciate a inseguire, divorare e moltiplicare le proprie ombre. Con passo leggero e sguardo ironico e Taca tè, in dialetto emiliano “comincia tu”, è una sfida al diritto di esistere nel tempo giocata tra due corpi anagraficamente lontani che convergono nel presente della danza: lo spazio di un incontro tra tempi e generazioni diverse, età della vita che si osservano e confrontano in un flusso di ascolto, intimità profonda, limiti che si spostano, corpi che discutono e si accordano. In scena, gli interpreti affrontano il grande tema del tempo e dell’incontro intergenerazionale attraverso un dibattito fisico senza sosta, dove passato e futuro si specchiano l’uno nell’altro nel tentativo di costruire una relazione in grado di muoversi senza timore sulla linea del tempo in entrambe le direzioni. Così i codici del ballo liscio, che invitano a ruoli, melodie e spazi, si diluiscono in un ambiente “altro” che progressivamente si libera dalle strutture per aprire molteplici sguardi sul corpo e sulla relazione.
A seguire incontro sul tema dell'invecchiamento attivo con Elisabetta Donati, sociologa e ricercatrice per la Fondazione Ravasi Garzanti