Pitecus è uno spettacolo che analizza il rapporto tra l’uomo e le sue perversioni: laureati, sfaticati, giovani e disperati alla ricerca di un’occasione che ne accresca le tasche e la fama, pluridecorati alla moralità che speculano sulle disgrazie altrui, vecchi in cerca di un’identità che li aiuti ad ammazzare il tempo prima che il tempo ammazzi loro, esseri che viaggiano per arricchire competenze culturali esteriori e superficiali. Racconta storie di tanti personaggi, un andirivieni di gente che vive in un
microcosmo disordinato: stracci di realtà si susseguono senza filo conduttore, sublimi cattiverie rendono comici ed aggressivi anche argomenti delicati. L’uso dei materiali si rifà all’arte povera anche se un occhio è sempre attento alla moda e al costume che influenzano mentalità e portamento dei personaggi. Nei quadri di Pitecus prevale il triangolo, figura mistica. Teste spigolose fingono ragionamenti razionali, spicchi di volto incattiviscono somatismi già di per sé malvagi e corruttibili. I colori usati a tinte piatte, gialli, verdi, azzurri, rossi, riportano al mondo dell’infanzia, alle costruzioni, ai giocattoli di legno, alle macchie di Rorschach. Non è stato inventato tutto, non tutto è stato enunciato, le parole sono infinite ed infinite le combinazioni, chi vuole farci credere che non c’è più nulla da scoprire è il primo nemico da combattere. Pitecus si scaglia contro la cultura dell’assopimento.