Compagnia KOMOCO
IMA
Coreografia Sofia Nappi
Danzatori Lara di Nallo, Valentin Durand, Evelien Jansen, Paolo Piancastelli, Gonçalo Reis
Assistente alla coreografia Adriano Popolo Rubbio
Luci Alessandro Caso
Costumi Sofia Nappi / in via di definizione
Produzione Sosta Palmizi, Komoco/Sofia Nappi
Coproduzione La Biennale di Venezia, COLOURS – International Dance Festival, Centro Coreográfico Canal
Sostegno residenziale Orsolina 28, Centro di Residenza della Toscana (Fondazione Armunia Castiglioncello – CapoTrave/Kilowatt Sansepolcro), Opus Ballet Firenze, Istituto Italiano di Cultura di Madrid
L’universo è movimento fine a se stesso, piacere di creare, vitalità che continuamente si rinnova: tutto è danza.
È implicito, in questa prospettiva, un messaggio: tu non sei solo; per quanto precario, isolato, o disperato ti possa sentire, tu partecipi a un’unica, immensa danza; […]
Se vuoi diventare cosciente di questa unione e percepire la realtà nella sua essenza più profonda, danza.
“Esperienze delle Vette” di Piero Ferrucci
Il nome “Ima” è un termine giapponese che indica “il momento presente”; in aramaico ed ebraico “Ima” sta anche per “madre”, in riferimento a rinascita e rinnovamento. IMA è stata immaginata durante il periodo di distanziamento sociale dovuto all’emergenza da COVID-19. Siamo stati lasciati soli nella nostra vera casa – il nostro corpo – dove esiste solo la dimensione temporale del presente, dove il nostro esistere diventa più sensibile alle piccole cose, dove il bisogno di rapporto con l’altro, in assenza di contatto fisico, ci porta a raggiungere un profondo senso d’interconnessione e nostalgia di co-creazione. Essere soli con il nostro corpo ci fa percepire chiaramente che tutto, dentro e intorno a noi, non si è fermato, ma è in continuo divenire in una danza che è interconnessione di tutte le cose.