Questo spettacolo nasce all’interno delle attività della Associazione “Amici della mente OdV” che
opera presso il Dipartimento di Salute Mentale del presidio ospedaliero L. Sacco di Milano e che ha
tra le sue finalità di rilievo anche quella di promuovere la lotta contro lo stigma e il pregiudizio.
Proprio allo scopo di perseguire queste finalità, nel maggio del 2022 “Amici della mente OdV” ha
istituito presso i locali concessi in locazione gratuita dal Municipio 8 del comune di Milano, un
centro di attività denominato “La bottega dell’inclusione sociale - Fabrizio De André” nel quale si
co-progettano con la cittadinanza e si realizzano, programmi di intervento per contrastare
l’emarginazione e la discriminazione sociale.
L’idea, come si intuisce dal suo titolo, prende le mosse da alcune possibili sovrapposizioni tra
l’opera e il pensiero di questi due grandi artisti del panorama cantautoriale italiano che molto hanno
trattato il tema delle difficoltà di chi è costretto a vivere ai margini, tra gli esclusi, i fragili, i diversi:
in altre parole tra coloro che abitano le nostre periferie esistenziali.
Per precisare, sintetizzandola, la ragione di aver scelto questi autori ho pensato di riportare due
testimonianze che tra le tante, mi sono sembrate più significative.
La prima è di Chiara Ferrari (coautrice del documentario “Cantacronache, 1958-1962. Politica e
protesta in musica”).
“Enzo Jannacci è stato un artista dall’intensità poetica straziante, che ha dato voce agli
emarginati, ai barboni, alle prostitute, ai lavoratori sfruttati, agli immigrati, alle persone sole, ai
senza terra. È stato un genio, visionario e profetico che ha illuminato tante strade. Mostrandoci
sempre la parte giusta su cui camminare.”
La seconda e tratta da una lettera scritta dopo qualche anno dalla sua morte, a Fabrizio De André, da
Don Andrea Gallo.
“Caro Faber, da tanti anni canto con te, per dare voce agli ultimi, ai vinti, ai fragili, ai perdenti. (….)
Abbiamo riscoperto tutta la tua 'antologia dell'amore', una profonda inquietudine dello spirito che
coincide con l'aspirazione alla libertà. E soprattutto, il tuo ricordo, le tue canzoni, ci stimolano ad
andare avanti. Caro Faber, tu non ci sei più ma restano gli emarginati, i pregiudizi, i diversi, restano
l’ignoranza, l’arroganza, il potere, l’indifferenza.