ATP Teatri di Pistoia Centro di Produzione Teatrale
L’ECCEZIONE E LA REGOLA
di Bertolt Brecht
Traduzione di Laura Pandolfi
progetto e regia di Renata Palminiello
in collaborazione con Sena Lippi
con (in o.a.) Maria Bacci Pasello, Stefano Donzelli, Marcella Faraci, Mariano Nieddu, Jacopo Trebbi
produzione ATP Teatri di Pistoia Centro di Produzione Teatrale
con il sostegno del Centro di Residenza della Toscana (Armunia – CapoTrave/Kilowatt)
copyright della Suhrkamp Verlag AG Berlin per gentile concessione dell’Agenzia Danesi Tolnay
durata 60’
Il teatro deve assolutamente poter restare una cosa superflua, il che significa, beninteso, che allora per il superfluo si vive
B.Brecht
Comincia con una premessa al pubblico L’Eccezione e la Regola: la richiesta di una attenzione di fronte a ciò che sembra normale, e dunque giusto e inevitabile. Scritta da Brecht nel 1930, questa breve parabola è semplice come gli esempi giusti, aspra e forte, formalmente perfetta. La storia è ambientata in Mongolia: tre uomini - un Mercante, un Portatore e una Guida - devono raggiungere il più velocemente possibile la città di Urga per concludere un affare. Il Mercante licenzia la Guida perché non fa marciare abbastanza in fretta il Portatore e prosegue solo con quest’ultimo il viaggio nel deserto. Durante una sosta il Portatore, temendo di essere trovato con una borraccia d’acqua ancora piena, la porge al Mercante. Il Mercante, pensando di essere invece minacciato dal Portatore con una pietra, lo uccide. La moglie del Mercante cerca giustizia.
In questa versione teatrale è stato scelto di rispettare l’essenzialità della scrittura e sono state create le condizioni perché questo “poco” fosse prezioso. È stato scelto un luogo concreto per imparare a fare a meno delle convenzioni teatrali.
Con la luce naturale del tramonto e senza supporti tecnici, lo spazio di azione prende la forma del cerchio così che la misura del tempo della storia diventi epica, e si riesca ad immaginare quello che è lontano da noi, l’oriente. I cinque attori creano, usando pochi oggetti, i luoghi di questa storia, trasformano in immagini la concretezza dello spazio: ora vediamo il deserto nel caldo dei piedi di chi lo attraversa, il fiume nella confusione di chi ne viene travolto, vediamo l’oasi nel sollievo del cibo e del riposo, vediamo la attesa in un canto. Gli attori si muovono tra interpretazione e narrazione, cercano il rapporto diretto con il pubblico poi entrano nella storia come se non ne conoscessero il finale, cambiano linguaggi teatrali, così che la necessità del racconto resti sempre accesa.