Fanny & Alexander
MANSON
ideazione, regia, luci, progetto sonoro Luigi De Angelis
drammaturgia, costumi Chiara Lagani
con Andrea Argentieri
consulenza linguistica e fonetica Gabriella Gruder-Poni, David Salvage
promozione e comunicazione Maria Donnoli
organizzazione Marco Molduzzi, Martina Barison, Maria Donnoli
amministrazione Stefano Toma, Marco Molduzzi
produzione E Production/Fanny & Alexander
in collaborazione con Olinda / Teatro La Cucina
durata 60’
Andrea Argentieri indossa i panni dell’accusato e, a partire dalle testimonianze video e audio e le numerose interviste che Manson rilasciò, incarna una sorta di ritratto mimetico del suo personaggio facendoci ripercorrere i meandri della mente labirintica, istrionica, scivolosa e manipolatoria di Charles Manson, come se ci trovassimo per un attimo di fronte a un fantasma, che ci visita proprio nel momento in cui ci accingiamo a formulare un giudizio.
Lo spettacolo mette il pubblico nello scomodo ruolo di una sorta di giuria postuma: in un buio compatto e sonoro, immersivo e incubotico, si dipingono all’improvviso frasi secche e ritmate, che portano a una riesumazione narrativa e sensoriale degli eventi, come se per un attimo ci trovassimo nella famosa villa dell’omicidio, circondati dai passi ghiaiosi degli assassini, oppure prigionieri nella loro auto in fuga tra urla e stridore di freni, e infine nel tribunale vociante di arringhe, dove Manson è stato processato. È solo al termine di questa fantasmatica ricostruzione per suoni e scrittura concreta, che ci si accorge di una presenza reale in sala, una specie di testimone silente che dà le spalle fin dal principio alla platea. L’uomo si gira, si avvicina, invita ripetutamente il pubblico a rivolgergli delle domande. È proprio Manson, è qui, di fronte a noi. A poco a poco e quasi inavvertitamente l’incalzare delle domande produce una strana enigmatica trasformazione nella percezione di chi assiste: in ballo c’è davvero solo il giudizio, la condanna alle azioni di questo strano, ambiguo personaggio? Oppure ci siamo anche noi?