Compagnia Dimitri/Canessa
CUOR DI CONIGLIO
regia Elisa Canessa
con Federico Dimitri e Francesco Manenti
collaborazione artistica Giorgio Rossi
disegno luci Marco Oliani
sound designer Tommaso Marzini Della Ragione
scenografia e costumi Matilde Gori / Atelier scenografia Zaches
produzione Associazione Sosta Palmizi, Pilar Ternera / Nuovo Teatro delle Commedie e Straligut Teatro
con il sostegno residenziale di Armunia, Wintergarten - Atelier di teatro permanente e In Tel Fade
Età da 6 anni – durata 60’
Questa eÌ una fiaba, e come tutte le fiabe inizia con: C’ERA UNA VOLTA!
C’era una volta un bambino, si chiamava Vincent ed era un bambino felice. Amava molto leggere, dare strani nomi alle nuvole e risucchiare gli spaghetti facendo rumore. Amava le carote, le torte di carota, il succo di carota, l’insalata di carote. Amava i boschi, gli occhiali da sole e fare la doccia con in testa un cappello da procione. E più di ogni altra cosa, amava ballare!!! Questa eÌ una fiaba, e come in ogni fiaba, c’eÌ un drago da sconfiggere: il giudizio degli altri. Vincent aveva cosiÌ paura che quel drago lo divorasse che il suo cuore inizioÌ battere forte. Troppo forte! Vincent se lo strappoÌ dal petto e lo frantumoÌ in mille pezzi. Poi si chiuse nel suo castello e non volle uscire mai più. Ma questa eÌ una fiaba... e come in ogni fiaba che si rispetti, c’eÌ bisogno di una Fata Madrina per aiutare Vincent a ritrovare il suo cuore! …Solo che nel nostro caso la Fata Madrina si chiama Rosi ed eÌ uno stralunato, strampalato, trasognato coniglio danzante. Inizia cosiÌ un viaggio surreale e simbolico alla ricerca del cuore perduto, grazie al quale Vincent riuscirà ad affrontare le proprie paure e forse, a guardare sé stesso e il mondo da una prospettiva nuova e inaspettata.
CUOR DI CONIGLIO eÌ uno spettacolo dedicato al mondo dell’infanzia (dai 6 anni) che attraverso un linguaggio leggero e poetico, vuole essere un inno alla libertaÌ di essere diversi. Ci parla della bellezza che c’è nella fragilità, della necessitaÌ di superare la paura del giudizio degli altri. Dell’urgenza di abbattere i confini (fisici e mentali) che spesso ci imponiamo e della meraviglia di accettarsi e aprirsi all’altro. Mostrandosi, semplicemente, per quel che si eÌ.